Marta Giannì, una storia di coraggio
15 marzo 2024
In questa intervista conosciamo Marta Giannì, ventunenne, studentessa di Scienze Motorie con una storia piena di coraggio da raccontare. Nel 2019 le è stato diagnosticato un linfoma, oggi dopo il suo percorso di cura, guarda con passione verso il suo futuro nel mondo dello sport. Ecco cosa ci ha detto!
Ciao Marta, piacere di conoscerti. Parlaci un po' di te, di quello che fai nella vita e del ruolo che la malattia ha avuto nella persona che sei diventata
Ciao, sono Marta, ho 22 anni e frequento Scienze Motorie qui all’Università di Padova. Fin da piccola lo sport è stato una parte importante della mia vita, se non la mia vita stessa. Ho praticato la ginnastica artistica a livello agonistico, dai 5 anni fino al settembre del 2019, quando mi è stato diagnosticato il Linfoma di Hodking al 3° stadio. È stato un fulmine a ciel sereno che ha sconvolto la mia vita. Ho dovuto affrontare 6 cicli di chemioterapie, la mia vita è stata stravolta, ho dovuto lasciare tutto, ginnastica, scuola, normalità. Durante questo percorso di vita ci sono stati alti e bassi, ma non ho mai perso la forza e il sorriso, grazie ai miei genitori, al mio fidanzato e ai miei amici; tutto questo è stato fondamentale per potermi rialzare e diventare la persona che sono oggi. Non è stato facile, ma sento che questa esperienza mi ha reso più forte e mi ha fatto capire ciò che realmente conta nella vita, cioè vivere. Ho formulato una mia teoria, forse sciocca, se ti mostri sorridente e positiva la malattia "se ne va"perché vede che hai voglia di vivere, mentre se ti mostri triste e giù di corda ti prende e ti porta via. Forse non sarà così, ma questo pensiero mi ha aiutato tantissimo.
La tua forza ora è al servizio dei giovani pazienti dell’oncoematologia pediatrica di Padova. In cosa consiste il progetto di tutoraggio nel quale sei coinvolta?
Il progetto di tutoraggio è nato recentemente, anzi è nato proprio con me, da un’idea che si è sviluppata all’interno del gruppo di cui faccio parte, gli Stranger teens, gli adolescenti dell’oncoematologia pediatrica. Durante il mio percorso di cure, il supporto di questo gruppo è stato di fondamentale importanza, mi ha fatto sentire meno sola e soprattutto normale. Allora ho capito che anche io posso essere importante per gli altri, per quei ragazzi che si ammalano e si trovano catapultati in un incubo. Io so cosa si prova, li capisco e conosco le loro paure. Posso dargli me stessa, posso stargli vicino e spiegargli tutto, non dal punto di vista medico, ma dal punto di vista umano, da chi si è trovato nella loro stessa situazione e ha provato le loro stesse paure. Li aiuto a capire che loro non sono la malattia e che la malattia è solo una fase, un periodo limitato della loro vita e che anche questo può essere vissuto da normali adolescenti.
Ad oggi, l’attività fisica è sempre più riconosciuta come strumento per l’ottenimento del benessere anche in pazienti con patologie tumorali. Durante questo periodo difficile della tua vita, l’attività fisica ti ha aiutato? In che modo?
L’attività fisica è di fondamentale importanza per chiunque ed è ormai riconosciuto il suo ruolo anche in pazienti con patologie tumorali. Di questo ne sono fermamente convinta, tanto più che per la tesi ho partecipato al progetto Stai Bene 2.0 che tratta proprio questa tematica. Soprattutto negli adolescenti sottoposti a cure chemioterapiche e radioterapiche, l’attività fisica aiuta a mantenere una tonicità a livello fisico, ma anche a sviluppare un certo benessere psicologico. Durante le terapie ho sempre sentito la necessità di fare attività fisica, di muovermi soprattutto per contrastare gli effetti negativi della chemioterapia, che mi portava dolori alle articolazioni e ai nervi. Ho cercato di tenermi in forma, senza esagerare, ho praticato quindi lo yantra yoga che si basa sulla respirazione e sull’allungamento del corpo. Inoltre non ho mai smesso di fare i miei “scioglimenti”, per non perdere la mia elasticità. Appena stavo un po’ meglio, non ho mai dimenticato di fare spaccate, ruote, verticali, rondate. Questo mi ha aiutato a focalizzare la mia mente su un aspetto specifico, per superare anche i momenti più difficili.
Attualmente sei una studentessa di Scienze Motorie. Cosa ti ha spinto ad iscriverti a Scienze Motorie? Come ti stai trovando in questo percorso di studi?
Al momento studio Scienze Motorie, mi manca un esame alla laurea triennale, penso che poi continuerò il percorso iscrivendomi anche alla magistrale. Il movimento e l’attività fisica sono sempre state una parte di me fin da piccolina: ginnastica artistica, pattinaggio artistico, sci, arrampicata… ero più in palestra che a casa. Quindi scegliere questa corso di laurea è stato naturale, quasi una scelta obbligata, che mi rappresenta appieno. Questo percorso mi sta piacendo, ho imparato tante cose e, se anche ho trovato alcune difficoltà con qualche esame per me più ostico, sono convinta che ne valga assolutamente la pena e sono pienamente contenta della mia scelta.
Come vedi il tuo futuro nel mondo dello sport e dell’attività fisica?
Mi sento molto fortunata, perché sto già lavorando nel mondo dello sport, sia nelle palestre che con associazioni sportive. Posso mettere in pratica quello che ho studiato. In questo momento sto cercando di fare più esperienze possibili per tenermi aperte tutte le strade; in palestra tengo lezioni di circuito funzionale e faccio assistenza in sala pesi, poi aiuto nella gestione della segreteria. Al di fuori della palestra tengo un corso di avviamento alla ginnastica per bambini fino ai dieci anni. Ho ancora tanto da imparare, ma sicuramente immagino un futuro nel mondo dello sport, un futuro pieno di gioia e ricco di tante soddisfazioni.